
Quando, negli anni, le caldarroste già cotte alle baracchine cominciarono a crescere di prezzo, mamma le comprava al supermercato. Se erano castagne le bolliva, se erano marroni li cuoceva nella padella forata sul fuoco, dopo averle incise. Non aspettavamo neanche che si raffreddassero, scottandoci prima le dita e poi la lingua, le trangugiavamo. Spesso invitavamo zie, zii e cugini, per passare una serata in compagnia, tutti insieme, con castagne e vino, mentre si giocava a carte o si chiacchierava. Le castagne, assieme alla polenta, sono da sempre considerati alimenti poveri ma,… sono talmente buoni!
Mia nonna le “metteva via” sotto spirito e nella sua cantina c’erano barattoli di vetro con praticamente di tutto: dalla verdura alla frutta, conservata con amore e cura. Era ancora della vecchia generazione, ormai estinta, delle rezdore: quelle donne che sapevano fare tutto in cucina, con qualsiasi cosa e nel modo migliore, ma sempre attente alla tradizione.


Mentre Martino era ancora soldato, in una grigia a fredda giornata d’autunno, uscito a cavallo delle porte della città francese di Amiens, vide un povero vecchio praticamente nudo che tremava per il freddo. Mosso a pietà, estrasse la spada e taglio a metà il suo bel mantello di lana per offrilo al povero, per riscaldarsi ma, subito dopo, spuntò il sole e la temperatura si fece più mite. Quella stessa notte Martino vide in sogno Gesù che gli sorrideva e gli restituiva la metà del mantello che aveva, poco prima, condiviso col povero, lodandolo presso gli angeli che erano con lui, dicendo: “Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito.” Quando Martino si svegliò, constatò che il suo mantello era di nuovo integro. Questo mantello miracoloso venne conservato come una reliquia, entrando nella collezione dei re Merovingi. Quel sogno ebbe un tale impatto su Martino che il giorno seguente volle battezzarsi e diventare cristiano. Chiese ed ottenne il congedo militare e completò la sua istruzione religiosa, diventando monaco nei pressi di Tours. La sua vita fu di rinuncia e preghiera, devozione e ritiro spirituale e le leggende intorno a questa figura si moltiplicarono. Morì a Candes l’8 novembre, ma viene ricordato l’11, giorno della sua sepoltura.
Ricordiamo, infine, una famosissima poesia di Carducci, dedicata al giorno di San Martino e alla tradizione dell’assaggio del vino nuovo, abbinato alle castagne:
“La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri,
Nel vespero migrar.”
